Prototipo T-0

Romerinus

«Fummo condotti verso la barbarie, con l’amara certezza che la natura di tanta disgrazia non sarebbe mai stata compresa. Con il suo crudele artificio si palesava a noi la perorata necessaria risoluzione e noi, assetati di verità, affamati di una giustizia definitiva, preparavamo l’infausto banchetto. In quell’era di ferro e fuoco un fantasma terribile si manifestava attraverso il caos insensato in ogni essere mortale, era il simulacro del vero scopo.

Una materia indistinta e oscura che agitava ogni animo, trasformava e perpetuamente faceva risorgere rabbia profonda. Un eterno alternarsi di distruzione e rinascita, inesorabilmente unificava agli incombenti cicli temporali. Gli antagonisti; gli austeri seguaci dello stoicismo e gli epicurei dal cuore leggero, calati nell’agone dell’ordine degli argentei clupeoidi, erano attori in un teatro in cui la discordia teneva saldamente le fila dell’esistenza di ogni anima furente.

Oh, se solo la concordia fosse la legge imperitura della natura! Una convinzione che nessun proponimento potrebbe sfidare, nessun monarca potrebbe trascurare, e, dove mai, nessun compatimento dovrebbe essere straniero. Ma il destino ha deciso altrimenti.

Il contrasto si è diffuso come un veleno, passando di mano in mano tra le nazioni, insidiandosi nelle loro credenze, religioni e lingue. Ha dissipato la pietà, risvegliando la curiosità verso terre sconosciute e, inesorabilmente, ha alimentato la brama di potere e ha rinsaldato l’avidità, due oscuri demoni che forgiano oggi, nel tempo del ferro e del fuoco, il genere umano.

La brama di potere ha risvegliato la sete del comando, con la sua eloquente voce, esagerando il disgusto per il presente, affermava un controllo assoluto sul mondo, mentre la subdola sorella, l’avidità, dilagava con la cupidigia, con promesse allettanti, dipingendo un futuro radiante e abbondante su ogni cosa.

Quando le popolazioni sconfessarono le grandi anime ancestrali dei loro avi, si trovarono costrette ad attraversare terre inospitali e a sfidare tempeste oceaniche, alla ricerca di nuovi regni, nuovi sudditi da sottomettere, nuovi numi da implorare. Così fu che le fiere ebbero il sopravvento sulle anime. Un turbine di stragi, nuove superstizioni e nuovi linguaggi, avvolse la terra come un sudario.

Illuminiamo quindi, o anime errabonde, il cammino oscuro, incombente notte della decadenza!

Ghermiscono i giusti, con disperato coraggio, la scintilla della causa che arde consunta nella passione. I cuori di essi respingono con forza il credo fallace.

Siate vigili affinché, quand’anche foste abbandonati alla morte, il vostro ultimo respiro diventi un sacro tributo alla verità sfuggente!

Per noi, signora morte, chiediamo di preparare un rifugio eterno, dove la vera rivelazione possa dissipare le vendette accumulate e porre fine alle sofferenze. Aspiriamo ad una comprensione profonda e significante che ci guidi alle sfide che ci attendono al varco».

(Dalla epistola di Romerinus a Marco Aurelio II: “Novus”. Tridentum, 1910, Vol. I, p. 13).