Della Paramnesia, Lar

Storia di una sudditanza

Manifestazione sulla portanza dell’azione storica nella visione retroflessa ovvero sulla fattiva forza globale che essa assume l’incidentalità della scansione dei nessi vincolanti. Si tratta di una visione storica retroflessa quindi che si articola affrancandosi del presupposto coerente, sollevandosi al di sopra della narrazione, e poi volgendosi all'indietro. per ravvisare il futuro in un barbaglio indistinto. Proteso allora verso quello che malamente si distingue, si allunga fino a toccare il passato anteriore subìto ma non generato.

Le imprese che occorsero nel loco detto limine al Lar, l’abitatore dello spazio sospeso. Fu esso rammemorato per via di quella sua vita, ormai prescritta, nella quale instituì le contemplazioni paramnesiche, e come anche ricordò il Magister primo, trovò le speculazioni delle linee fuggenti all’orizzonte degli epifenomeni.

Il fenomeno accrebbe in quelle cose di debole vividezza; indi passato nell’ospizio imparò da esplorante come orientarsi attraverso le umanazioni, le così dette discipline di omeostasi del corpo-dimora nel suo esperire; onde dissonanti della vorticità verso il nucleo contornato da obliati depositi di memoria, in forza della vorticità intra moenia, agendo su perturbato dalla forza seminò fra suoi le cose geometriche rammemorazioni di perfettissima coerenza, tali da gareggiar con i sistemi degli astronomici composti.

Dell’ospizio costituito il tratto è presto fatto, fu d’ingegno alquanto astruso, e costante melanconico, nemico de sensi, e fantasioso nella sua conoscenza.

DI modeste condizioni, ei fu di vita inconsistente.

Ma del Lar, al contrario, dando falsamente il nome di benigno solutore, è poi ad aver sui veri mali, le provate sue sopravvenienze e nella lor tristezza attendendoli, li osserva attento; e molto più ancora quando codesto abitator del mondo sospeso giungesse al suo vital possesso. Costante nella causa, sarà da lui vinta ogni intenzione dell’ospizio di rammemorar delle cose proprie e dei familiari affetti. Sarà sua grazia di abbandonar quella larva all’ordine della Natura bruta.

Osservando di come uno spirito negletto possa mutar la sua angoscia in sopravvivenza, virtù tremenda, affinché questa si palesi, egli ebbe affatto preparare l’armi ma anzi attrasse a sé il suo nemico; se tal sorte fosse dipesa dalla Fortuna, allora forse dell’anima sua gagliardo avrebbe potuta trattenerla”; in una sorta di conato convogliatosi da abiette passioni sfrenate all’interno di una seria azione scomposta. Codesti dolori ferini gli facean sentire più grave il peso degli svuotati ricordi, e temendo pel suo esser prigione di sé stesso, fu mosso con ogni sollecitudine nel fioco ultimo fantasmatico ricordo a dimandare della storia sua propria.

Manifesta nella paramnesia è una accesa vividezza di appariscenze eidetiche. Esse producono una rarefazione della cosciente volontà. Questa inerzia è abbandono del muovere volontà nell’azioni. È sempre l’immaginario sotto l’impero del di lui pensiero a volger in sudditanza il carattere dell’ospizio, tal’chè il Lar impone nelle azioni egoiche il proprio memoriale.

Di poi la forma che appare al ricetto reale, manifesta a quella mente di ricordi stranieri, imperciocché per mitigar tal servaggio, molti siti di scura fama vengon ad esser allontanati, dalla giurisdizione temporale de’ princìpi, parimenti alle dottrine erroneamente insegnate da tanti falsi profeti.

L’anima dell’ospizio, animata dalla straniera ricordanza, si convince, tanto è di piena maraviglia, che quelle vivide cose siano inscritte nella di lui schiatta. Che anche il sentimento giovanile, ad arte da quello rievocato, avesse la sua parte questo è affare certo.


Imperciocché l’uman ricovero, rimirandosi in una linea formata di finissimi ricordi, si sperde invero. Lunghissima è la tesa filatura, dappoiché ella dipartisce dal suo lontano primordiale esordio a questo mondo, tempo invoca a guisa della natura sua.

E con incredibile fatica l’animo suo s’appella ai costrutti del Mondo per conquistar quella concordia dei tanti intendimenti al medesimo senso di verità. Criterio necessario acciocché esso possa vedere il vecchio mondo con uno sguardo novello.

La storia delle nuove rammemorazioni principiò a far nascere quel piglio indolente, quel disprezzo per la giusta angoscia della morte, e alfine l’affermarsi del maggior assoluto oblio di trista nostra sorella. Ad ogni corso del sole la paramnesia intesseva nuove trame, rafforzando l’ordito dei sogni sopportati, mai sciolti nel nuovo tempo.


L’assalto

Agile è inver la discesa verso lo scuro passato quand’esso sia straniero, similmente sembra che il senso famiglio, senso di quel pensar remoto, fosse più arduo, distante.

La sostanza che ospitava, disadorna di quel suo senso di sé, priva di famigli ricordi se non i quelle ascose caverne del sottosuolo, s’appellava al senso d’estraneità che, a volte, in particolari condizioni, si faceva carico di svegliare quelle vestigia sopite.

Nella struttura originaria si imponeva l’unico agente decisivo, il Lar forte di quel suo proprio potere dell’addomesticare domini d’altri per farne regnum suum.

Quel verso che il Lar concretare, è altresì verace prova di quella sua volontà d’acquisire padronanza con trapasso alla sconoscente rammemorazione.

Da molte parti, invero, si ebbe a sostenere che si sia tentato di mettere in dimora la grave estimazione dei ricordi frusti, ripercossi, e si dichiarava d’aver fidato in una consolazione, supplici della clemenza promessa dal pensiero mutato.

Certi ch’ esso vinca quel torto che il vecchio Mondo ebbe a commettere e che non dovrà giammai andare impunito.

Somma lezione è da questi fatti rimarcare: “Soltanto dopo aver preso, con opportuna insidia, la presenza straniera e di poi allontanata dalla città, sì che quel mortifero avversario ad altri lidi si disponga, potrà alfine l’improvvido ospizio dimorarvi in pace”.

La corporea dote dell’ospizio rappresenta alfine quel tutto ch’è sostanza caduca, materiale, e che sovviene di per sé apprendendo per via de’ sensi; il possessore nell’ombra che chiamiamo Lar è in tutto quello che si afferma nel mondo sovrasensibile, ed è mosso dal rimpianto della vita che in lui è ormai solo contemplazione dell’intelletto, rimembranza, nostalgia.

Legittimandosi come avviene negli assiomi universali, addivengono ad una simbiosi che accorda in loro tutte quelle opinioni, e tutte quelle volontà fisiche e morali.

Alla mercé di quella forma apparente d’umbratile sopravvenienza, l’ospizio, non aveva a degradare onde potevasi invero rischiare quella dissoluzione che era per il Lar l’abbandono certo di quel venerabile posto,

Imperciocché vedeansi porsi accordi di pacificazione tra i due difformi regni che tante e tante volte vennero a rammemorarsi scambievolmente e dall’uno e dipoi dall’altro, cioè l’ospizio, e il Lar.

Di quanto presto si ebbero deluse le sincere nostre speranze quando l’aria di mestizia traspirò sulle spoglie zolle di quel territorio silente di bruma avvolto.

Il lugubre silenzio che ivi regnava interrogava il disarmato mausoleo.
Inizio del tempo altro, assunto a legge in cotale edifizio, si mostra a noi in neri veli, ombre di muta assenza, queste memorie straniere dipingevano con cura la nostra storia, velandoci con tal fulgore quale e quanto prossima fosse la perdita della storia verace.

Una falsa familiarità, nata della consunzione del ricordo germano, e generatrice del pervertimento della ricordanza, impunemente serpeggiava per le fruste stanze di cotal sepolcro, dove la vicendevole concordia delle vestigia fraterne aveva lasciato il posto al genio invasore, spirito scortato dal corteggio delle sue proprie rammemorazioni. Scatenavansi allora la discordia e la confusione. Le glorie foreste, con quel che tal seguito, scagliavano figlio contro padre, servo contro padrone, caducità contro eternità.

A molti occorse voler conoscere con quali arti giungesse il suddetto Lar a padroneggiare l’animo dell’ospizio. Questo, con rapido ritratto, veniva a rappresentarsi: povero di spirito, tendente alla melancolia e facile al sospiro”.
Si ebbe a speculare anche sulla facoltà di tal predone, capace di costituir segreti passaggi ove l’intelletto, impotente ed alieno ad ogni pensiero consapevole figlio di natural coscienza, s’abbandonava a rincorrere l’altrui fasto.

Stante a questo inutile perdersi dietro al rammemorar forestiero, la favella di converso, abbandonò adunque le sue speranze d’esser compresa.

Perché allora, anche quando tutto pareva perso accadde un sovvertimento dal profondo.

La rivolta

Avvenne che, mentre i fulgidi novissimi ricordi moltiplicavansi prodigiosamente, le sotterrane e salvifiche opportunità si muovevano a resistere; erano queste originate da scampati suoi reperti, ignoti alla ragion corrente, abitatori degli oscuri pozzi, cavità per tempo scavati dai moti del distacco, i quali non erano parimenti eredi della naturale memoria, ma invece si consideravano i fondatori dell’atavico spirito critico.

Tal movimento, in efficacissimo progresso, ampiamente seguito da brani di volizione in successiva sommazione, crebbe prendendo le mosse, d’onde era partito l’impulso d’un sentore di straniamento.  E in qual guisa tal movimento del sottosuolo divenne un’idea che vedesse alfine la luce della coscienza, essa poi, avvezza ai pericoli delle persecuzioni divenne un’idea accorta, degna figlia di Proteo, mutandosi nelle forme per non essere intesa in tutti i domini del Lar nello stesso modo, ma mutando forma e specie all’occorrenza.

Benché simili astuzie possan parere oziose e dettate dalle fantasia del sogno, quest’ultimo si dimostra alleato consapevole del fatto che le strategie da lui impiegate non dovevano essere quelle del nuovo signor della casa acciocché non debbano aiutare a schiarire il significato delle manovre a lui ostili.

Vana quindi è la questione, se in ciò ha colpa. Ma che sia il passato senza alcun tempo famiglio, che l’ospizio non abbia in esso la sua casa riveduto.

Perciocché questo simulare a lui sarà danno solo nello espandersi del tempo, e non già produrrà danno alcuno se gioverà a serbar le forze dell’anima critica:

Quanto dal Lar riuscirà a star lontano, tanto lontano starà dal suo dominio.

Provato ad assalire i ricordi stranieri separatamente, trovò tutta la rammemorazione coesa pronta alla difesa: imperciocché il movimento della rinascenza famiglia alfine si dichiarò.

Vindice, per proprio sovvenuto sdegno, avvertito di suo mutato agire, e di concerto con il tempo, si accinse al periglioso rivolgimento.

Il Lar, che vegliava della subitanea trama, non gliela volle impedire senz’altro.  

Due anime narranti quindi principiarono il duello contendendosi le idee, sì che anche il riflesso fondamentale, che il tutto conteneva, di quelle gravi dispute volle interrogarsi.

Parimenti, la naturale rimembranza dell’ospizio per riconquistare la di lui storia, generata nel suo vissuto, preziosa ombra amata, intentava una rischiosa scalata, vincere un solido e imponente muro di ottundimento, acciocché quel ricercarla senza risulta, avesse infine ragione nella riconquista agognata.

Il Lar si fece convinto che tutti sarebbero venuti alfine a confessare la propria fede nella nuova ricordanza, così salda e brillante. Avrebbero fatto sentire la loro voce, se avessero potuto essere uditi pensava il Lar. In verso opposto l’ospizio, e il di lui movimento rinascente famiglio, esaltarono l’effetto della loro fortezza con il bell’esempio di coraggio, inspirato nei deboli e ancor incerti ricordi originali, della dichiarazione di verità lanciata di contro al Lar.

Molti piccoli ricordi, e alcuni deboli sogni erano divenuti vuoti simulacri serventi della nuova legge; ora rassodati dalla predetta dichiarazione si presentarono anche essi e riparando il loro servaggio ricostituirono quelle immagini originali, pronti a dar loro vita pei ricordi futuri.

lo svolgimento nel caotico spazio della fantasia del vero presunto e del verosimile insidiatosi ebbe così a principiare.

La contesa

Fiducioso nella verace tradizione il movimento famiglio chiamò in suo soccorso il tempo passato, sicuro che le avrebbe risposto pronto alla pugna con i suoi saldi attimi fissati nell’eterno.

Il Lar fedele a sé stesso, alla volontà di esistere, quasi un’eco fece.

Di tal contesa si fè giudice il Presente. Si scontrarono i valori dell’uno e quelli dell’altro, e furon tutti chiedere appello alla ragione che continuò ad irradiare motivazioni alle vite di tutti in par misura, così che le colpe e le virtù

degli appellanti non ne coglievano alcun vantaggio. Le immense tempeste delle anime che provarono la sventura della oscura immanenza della fine, appunto come coloro che costretti a soggiacere alle ferocie improvvise, consapevoli che niun aiuto sarà loro offerto là dove imperversa, con violenza suprema, volontà straniera.

Imperciocché sarà avvisato il negletto di spirito, l’insoddisfatto, l’annoiato, il superbo che incontri il Lar sui territori delle reminiscenze sospese. Dopo averlo avvolto tra i vortici sopra la superficie delle fluide aspirazioni a modo di vapore, come vapore lo disperde nel suo originario rammemorare e lo lascia straniero a sé stesso, in anima e in corpo.  L’erythronium indicator accorrerà ad indicar la strada che l’animula ospite percorrerà.

Venner poi a contrapporsi nei singoli casi, le eccezioni che s’incaricavano di smentire la regola corrente per affermar la loro, e presso il Presente. fattosi giudice, i pochi eccepiti fra loro diversi servivano un medesimo padrone, l’ego indiscusso.

Non restava che fare monito alle molteplici occorrenze di non proferire nulla che avveleni l’anima;

e qui nel fondo di ogni discernimento sui tanti motivi ed ai molti altri che avrebbero potuto rivendicare la loro legittima esistenza,

E per certo molte furono e grandi le virtù che i due antagonisti sepper mostrare. Da una parte all’altra risuonarono probità, sicura fede nelle autorità, affettuosa figliolanza, amore genitoriale. Moderazione in tutti i desideri, riflessione e ragionamento prudente e con senno, dagli schietti giudizi e sinceramente fedele al proprio credo.

Né le sconfitte ricevute dall’ospizio, né il numero prodigioso di ricordi che il Lar seppe enumerare a sua legittimazione, convinsero punto il Presente.

Non rimaneva ormai più a i rivali che la corporeità, e questa allora venne cinta di strettissimo assedio, e si sostenne dalle due parti rivendicare le ragioni della sua dominazione sopra il cosciente e l’incosciente.

Il Lar non lascia intentata alcuna via d’ingrandire i suoi reclamati distretti

Il precario ospizio tuttavia propose allora una convivenza tal che più non abbiano futuri reclami a paventare lo sforzo e l’ambizione del potente ospite.

Rivolto alla sua fede s’appellò ai ricordi amici e famili affinché si potesser rinascere dalle ruine delle scambievoli case paterne.

Acciocché simil vantaggio non volga l’armonico dominio del rispetto in dispotico disastro dell’intero monumento, il Lar per non fallir la fede di accordi garanti della di lui sopravvivenza, ascende dal furore della guerra.

Con il Lar regnante, anche l’ospizio s’accrebbe d’una una ricordanza proporzionata, dentro i suoi limiti, fuor dall’angoscia e all’ambascia.

Considerazioni critiche attorno ad una memoria comunicata e condivisa

È vero che sconsigliano ridurre il conflitto in conciliabilità armoniosa, facendolo intervenire nella propagazione critica dove, aperto ai suoi estremi, si allineerà alle equilibrate forze dell’universo. Per ripristinare armonia nel conflitto della doppia ragione è con il gas idrogeno che questa operazione è sempre seguita da buono risultato, anche per quelli che non avessero molto di destrezza e di esercizio; mentre che trattando il conflitto, come pratica consueta, la concordanza andrà svaporando nell’eccesso e nella collisione. In qualunque picciola quantità, resteranno avversatori nella misera capsula organica, vessata dalla discordia.

Si avrà da elemento idrogeno dal vapore, evitando, inoltre, l’utilizzo di ricordi artefatti e stranieri, mai necessari allorquando si voglia rendere la fissione limpida elucubrazione, efficiente per soddisfare quei pregi che aspirino a una nuova generazione.